La Sala Valfrè, parte integrante del complesso monumentale dei padri filippini, è stata totalmente ristrutturata ed inaugurata a Torino nel febbraio del 2010.

Situata in via Accademia delle Scienze 11 a Torino, proprio di fronte al Museo Egizio, è tornata a pieno titolo ad essere uno dei poli culturali della città, sotto l'egida della Compagnia di Valfrè.

Fabrizio Manticelli, laureatosi in Architettura presso l’Università di Venezia, indaga da anni sul simbolismo degli edifici religiosi, con particolare riferimento alla Geometria Sacra. Studioso dei culti misterici praticati dalle antiche civiltà e degli aspetti tradizionali legati all’ermetismo, ricerca nel mondo dell’immaginario collettivo e le sue implicazioni in campo artistico, esoterico e antropologico. Per la casa editrice Yume ha pubblicato I volti della magia, viaggio in una credenza immortale, per la Ananke I misteri della triplice cinta, viaggio iniziatico da Atlantide ai Templari.

 

 

 


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SULLE TRACCE DEL GRAAL

Conferenza a cura del Dottor
Fabrizio Manticelli


Il prossimo 13 gennaio 2017 alle ore 21,00 il Dottor Manticelli terrà in sala Valfrè una conferenza sul tema “Sulle tracce del Graal", di seguito una breve introduzione del relatore sull'argomento trattato.

Per comprendere l’essenza del sacro calice occorre entrare in quell’ottica esoterica che ha accompagnato l’uomo del basso medioevo, per cercare di scoprire gli elementi iniziatici incentrati sulla simbologia del Graal. È dunque necessario valutare il suo ruolo nella dimensione spirituale che ha caratterizzato le diverse epoche storiche e nelle diverse civiltà che si sono succedute nel corso dei secoli.  Questo perché è possibile leggere le tracce di una volontà, di un’intenzione mai espressamente scritta, ferma e decisa nel segreto, portata avanti tramite discipline riservate, misteriose, che avrebbero sicuramente portato alla nascita di una nuova Europa, in stretto contatto con Gerusalemme.

Si tratta di indagare su un modo di pensare, su un modo di intendere, su una possibile rigenerazione spirituale della civiltà occidentale legata al Graal. Non ultima, la creazione di una nuova classe di cavalieri, una nuova casta di eletti, che potesse guidare al meglio le sorti dell’Europa. Il sacro calice, nelle intenzioni di questa cerchia di iniziati, avrebbe assunto le vesti di un metatron, di un re del mondo autoreferenziale e super partes. Un’entità regale metastorica e metapolitica, che per virtù divina, ha una propria vita ed è in grado di ordinare autonomamente le nuove guide per l’occidente. È come se al Graal fosse attribuito un potere di investitura, con una successione regale proveniente da lui stesso. Il Graal, dunque, è un oggetto dotato di un moto proprio, simboleggiato da alcune tappe fondamentali che si rispecchiano nei diversi livelli di coscienza raggiunti dall’uomo che ricerca la verità, l’illuminazione. La saggezza spirituale del sacro calice individua alcune dinastie e ordini cavallereschi, pensatori e filosofi, in modo da creare una nuova gerarchia iniziatica, in grado di governare il mondo con criterio e giudizio. Si potrebbe fare un paragone con la democrazia delle polis greche, infatti i discepoli di Pitagora, di Socrate, di Platone e tanti altri filosofi, erano preparati dai maestri per governare la città. Allo stesso modo il Graal, dotato di una propria capacità di investitura, legata al sacerdozio regale e allo stesso tempo complementare a quello dell’autorità spirituale del papa, avrebbe favorito l’elezione di persone illuminate che sarebbero state in grado di guidare le sorti del mondo.

La vicenda del Graal si è sviluppata attraverso una serie di romanzi letterari, la classica letteratura trobadorico provenzale e quella dell’amor cortese, ma soprattutto attraverso l’epica cavalleresca che tutti ben conosciamo, da Wolfram von Eschenbach a Chretien de Troyes, arrivando a Robert de Boron, Goffredo di Mounthmoth e tutta la successiva vulgata. A riprendere i temi tradizionali nella seconda metà del duecento, venne quella meravigliosa espressione esoterico-iniziatica legata fortemente ai templari, che furono i Fedeli d’Amore. L’analisi che andremo a svolgere non è dunque di carattere storico-archeologico, bensì una lettura di come l’uomo medievale, iniziato ai misteri, avrebbe potuto vedere la vicenda del Graal, passando dal piano puramente metafisico ad un piano più materiale, immanente, e viceversa.

 

 

 

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